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Cosa sono i Disturbi dell’Apprendimento?

Hammill nel 1990 definiva le caratteristiche generali del Disturbo di Apprendimento (DA) come un gruppo eterogeneo di disturbi manifestati da significative difficoltà nell’acquisizione e nell’uso di abilità di ascolto, espressione orale, lettura, ragionamento e matematica, presumibilmente dovuti a disfunzioni del sistema nervoso centrale. Possono coesistere con i DA altri problemi nei comportamenti di autoregolazione, nella percezione sociale e nell’interazione sociale, ma non costituiscono di per sé una DA. I DA possono verificarsi in concomitanza con altri fattori di handicap o con influenze estrinseche (culturali, d’istruzione, ecc.), ma non sono il risultato di quelle condizioni o influenze. In sintesi, secondo tale definizione il Disturbo di Apprendimento raccoglie  una gamma diversificata di problematiche nello sviluppo cognitivo e nell’apprendimento scolastico, non imputabili primariamente a fattori legati alla disabilità intellettiva e definibili in base al mancato raggiungimento di criteri attesi di apprendimento (per i quali esista un largo consenso) rispetto alle potenzialità generali del soggetto (Cornoldi, 1999, 2007).
Questi disturbi sono in relazione con la maturazione neuro-biologica dell’individuo e questo implica che i bambini nel tempo possono migliorare acquisendo alcune competenze richieste, ma senza raggiunge mai, o quasi mai, i livelli attesi per età e/o scolarità.
Il carattere evolutivo di tali disturbi è legato alla maturazione individuale ed implica una diversa espressività in ciascun individuo nel corso del proprio sviluppo.
Per questo motivo notevole interesse negli ultimi anni è stato posto anche sulla prevenzione, mettendo a punto programmi di potenziamento dei prerequisiti degli apprendimenti scolastici di base da utilizzare già a partire dalla scuola dell’infanzia.

Cosa sono i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA)?

Va precisato che il termine “Disturbo Specifico dell’Apprendimento” fa riferimento ad una ben precisa categoria diagnostica dal punto di vista clinico e scientifico, identificata da precisi criteri oggettivi e valutabili, e pertanto va distinto dalla più generica espressione “difficoltà di apprendimento” che include più sommariamente tipologie molto diverse di difficoltà che si possono manifestare nell’ambito scolastico.
Questo è stato ben definito nel documento elaborato dalla prima Consensus Conference da parte degli specialisti de settore (oggetto di revisione nel 2020) e fatto proprio dal Sistema Nazionale delle Linee Guida sui DSA del Ministero della Salute. I documenti indicano come principale caratteristica della definizione di questo disturbo quella della “specificità”, intendendo che tale disturbo sia riferito ad uno specifico dominio di abilità in modo significativo, circoscritto, mentre rimane intatto il funzionamento intellettivo generale.
DSA possono riguardare un ambito specifico, come lettura, scrittura o calcolo, anche se nella pratica clinica è più frequente incontrare l’associazione di più deficit (ad esempio disturbo di lettura e di scrittura associati).
La natura neuro-biologica dei DSA non implica l’impossibilità di apprendere, tuttavia l’acquisizione delle competenze richieste, pur modificandosi nel tempo, non raggiunge quasi mai i livelli attesi per età e/o scolarità.
Si tratta solitamente di difficoltà che si manifestano nel bambino fin dalle prime fasi del suo apprendimento, quando deve acquisire nuove abilità come la lettura, la scrittura ed il calcolo partendo da un assetto neuropsicologico che non favorisce l’apprendimento di queste specifiche abilità. Tali difficoltà possono dunque persistere, in modo più o meno marcato, attraverso l’adolescenza fino all’età adulta.
Ciò si verifica anche quando sono stati effettuati interventi riabilitativi ed educativi: interventi che nella gran parte dei casi risultano determinanti allo scopo di consentire miglioramenti e appropriate condizioni e opportunità di apprendimento.
L’evoluzione di tali Disturbi, in effetti, è favorita dalla precocità ed adeguatezza dell’intervento, oltre che dalle misure compensative utilizzate nell’ambito del percorso scolastico per favorire l’apprendimento.
Gli individui con questi disturbi presentano frequentemente storie di insuccesso nella scuola dell’obbligo che spesso finiscono per compromettere non solo la carriera scolastica, ma anche causare disagio sul piano emotivo-motivazionale e/o relazionale, nello sviluppo della personalità  e un adattamento sociale equilibrato. Per questo in Italia la legge 170 del 2010 riconosce e tutela il diritto allo studio e alle pari opportunità per gli alunni e gli studenti con DSA.

dsa

Quali sono i DSA riconosciuti in Italia?

La legge 170 del 2010 riconosce quattro DSA:

  • la dislessia (disturbo della lettura o decodifica);
  • la disortografia (disturbo della competenza ortografica delle scrittura e riferito quindi al codice linguistico);
  • la disgrafia (o disturbo della competenza grafica legata al momento motorio-esecutivo della prestazione scrittoria);
  • la discalculia (che riguarda l’abilità di calcolo, sia nella componente dell’organizzazione della cognizione numerica o intelligenza numerica basale, sia in quella delle procedure esecutive e del calcolo).

Perché Valutazione e Intervento in un percorso integrato?

Al fine di un corretto inquadramenti diagnostico e nosografico risulta necessario conoscere i modelli neuropsicologici che interpretano questi disturbi dello sviluppo, conoscere gli strumenti di valutazione e la metodologia clinica per poter costruire un corretto profilo funzionale dell’individuo.
Una corretta valutazione dovrebbe permettere quindi di identificare i criteri di inclusione e di esclusione del DSA, permettendo quindi di distinguere le condizioni simili per espressività, ma diverse per eziologia.
Nei casi di dubbio diagnostico la Consensus Conference suggerisce di proporre un intervento personalizzato, da parte di figure preparate in psicopatologia dell’apprendimento, che si avvalgono di tecniche e strumenti per migliorare le competenze deficitarie. L’esito dell’intervento può risultare un buon indicatore di modificabilità del sistema cognitivo e fornire al clinico una stima della natura del problema: “difficoltà” vs “disturbo” (più resistente).
Lo scopo di un trattamento non si limita a favorire la migliore evoluzione delle competenze in esame, ma include anche la necessità di fornire strumenti e strategie per poter apprendere attraverso “strade alternative a quella deficitaria”. In questo senso il trattamento non può limitarsi a proporre tecniche per ridurre il deficit, ma deve affiancare anche una serie di misure “compensative” per poter avanzare comunque nel percorso di apprendimento (come ad esempio l’uso della calcolatrice per i discalculici, che consente di eseguire operazioni aritmetiche per affrontare altri compiti come la risoluzione dei problemi, oppure l’utilizzo di un programma di videoscrittura al computer con correttore ortografico, quando il problema sia la disortografia). A scuola le misure didattiche proposte per supportare l’alunno e lo studente con DSA si chiamano misure compensative e dispensative (Linee guida MIUR per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento, 2011).

Dott. Renzo Tucci – Psicologo

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