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L’endometriosi è una patologia molto diffusa tra le donne, riguardando il 10-20% delle donne in età fertile, soprattutto nella fascia d’età compresa tra i 25 e i 35 anni. Ciononostante, questa patologia è spesso taciuta, per uno stigma verso le patologie ginecologiche che, purtroppo, stenta ancora a scomparire del tutto. Ma vediamo cos’è l’endometriosi, come riconoscerne i sintomi e come intervenire.

Che cos’è l’endometriosi?

L’endometriosi è una patologia che causa la formazione di tessuto endometriale in sedi differenti da quella fisiologica, cioè l’interno della cavità uterina. Il tessuto dà vita a delle cisti, che oltretutto contengono sangue mestruale, poiché le cellule endometriali si comportano come se fossero nella loro sede naturale, cioè nell’utero. L’endometriosi è la causa del 30% dei casi di infertilità femminile. 

La crescita di questo tessuto può interessare diverse sedi:

  • Ovaie. Viene chiamata endometriosi ovarica ed è la più diffusa, causando la formazione di cisti endometriosiche che possono avere una dimensione che varia da pochi millimetri sino a 10 centimetri. 
  • Peritoneo pelvico. In particolare nelle fossette ovariche, nel setto retto/vaginale, nei legamenti uterini, nella plica vescico/uterina, nel peritoneo pelvico periviscerale
  • Organi pelvici. Nello specifico nella vescica, nell’intestino e nell’uretere
  • Organi o tessuti che sono posti al di fuori delle pelvi, come ad esempio la pleura. Queste situazioni sono più rare e vengono definite endometriosi extrapelvica.
  • Parete uterina. Questa condizione viene chiamata adenomiosi.
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Quali sono le cause dell’endometriosi?

Ci sono molte ipotesi sulle cause dell’endometriosi, non ancora del tutto conosciute. 

Tra le ipotesi più accreditate c’è quella della “mestruazione retrograda”. Secondo questa tesi, nel corso della mestruazione c’è un ritorno del sangue dall’utero nelle pelvi che comporta un passaggio di cellule endometriali sul peritoneo e sugli organi pelvici.

Altri studi sostengono che l’endometriosi possa derivare da una mutazione del tessuto che ricopre le pelvi (metaplasia) o che la disseminazione delle cellule endometriali avvenga per via linfatica o ematica.

C’è poi l’ipotesi che l’endometriosi si sviluppi in donne che ne abbiano una predisposizione genetica o che siano colpite da un’alterazione del sistema immunitario.

Quali sono i sintomi dell’endometriosi?

Uno dei principali problemi legati al trattamento dell’endometriosi è che nella maggior parte dei casi è asintomatica, e quindi viene scoperta un po’ per caso. Frequentemente viene individuata durante un’ecografia di routine o grazie a un intervento laparoscopico.

In alcuni casi, però, l’endometriosi può manifestare sintomi anche  invalidanti, come dolore pelvico in fase peri-mestruale, dismenorrea tardiva (mestruazioni dolorose), dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali) soprattutto nei periodi pre e post mestruali, irregolarità dei cicli mestruali, sanguinamenti anomali, dolore durante la defecazione e sterilità.

Endometriosi e infertilità 

Nei casi più gravi, l’endometriosi può causare infertilità. A causarla sono fattori meccanici, dovuti al sovvertimento degli organi pelvici e alla formazione di aderenze che portano a un’alterazione dei rapporti tra le ovaie e le tube. Anche lo sviluppo di endometriosi nello spessore della parete uterina può avere effetti negativi sulla possibilità di impianto di una gravidanza.

Si escludono, invece, nessi tra infertilità e forme più lievi di endometriosi che in genere derivano da infiammazioni di origine immunologica o vascolare di cui ancora si sa molto poco.

Diagnosticare l’endometriosi

L’endometriosi può essere diagnosticata nel corso di una visita ginecologica. La visita si svolge in due fasi: la prima consiste nell’anamnesi, volta a rintracciare i sintomi dal racconto della paziente; la seconda parte della visita è detta visita oggettiva, cioè un esame fisico che può individuare la presenza di cisti endometriosiche a livello del setto retto-vaginale, della cervice uterina o dei fornici vaginali, oltre a eventuali “fissità” degli organi pelvici che possano far sospettare l’esistenza di endometriosi.

La visita può essere corredata di esami strumentali, come:

  • ecografia transvaginale, che può evidenziare formazioni cistiche endometriosiche nelle ovaie, nell’utero o negli altri organi pelvici;
  • risonanza magnetica della pelvi, il cui uso è limitato ai casi di endometriosi che non toccano organi ginecologici come l’intestino e l’uretere;
  • laparoscopia, lo strumento migliore per individuare un’endometriosi a livello di organi pelvici, anche se le cisti sono molto piccole. In genere viene eseguito quando il medico sospetta si sia in presenza di questa patologia, nonostante gli altri esami abbiano dato esito negativo.

 Terapie per l’endometriosi

L’endometriosi può essere curata con terapie che vanno dalla semplice osservazione alle terapie mediche o a quelle chirurgiche. Le terapie di osservazione sono quelle utilizzate nel caso in cui si sia in presenza di forme asintomatiche con piccoli endometriomi a carico delle ovaie o con impianti peritoneali.

Le terapie mediche vengono utilizzate nei casi in cui vi sia una sintomatologia dolorosa o nei casi in cui si vogliano prevenire recidive in chi si è sottoposta a intervento chirurgico.

La terapia chirurgica, in particolare la laparoscopia, viene utilizzata nei soli casi in cui con le cure mediche non si sia ottenuto alcun risultato.

Prevenzione dell’endometriosi

La prevenzione migliore è, senza dubbio, l’abitudine di effettuare visite ginecologiche costanti. Rivolgersi a ginecologi di grande esperienza e sottoporsi con cadenza regolare a una visita è davvero lo strumento più efficace per prevenire le forme gravi di endometriosi, soprattutto a partire dai 25 anni.

La prevenzione è il primo passo verso la salute: rivolgiti agli specialisti di Medical House, la casa della tua salute.

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